SIMULAZIONE
D'ESAME DI ITALIANO per le classi terze iefp
NONVIOLENZA
Cominciamo
dai termini: nonviolenza è una parola da scrivere unita, perché ha
un significato più ampio del solo no alla violenza. La persona più
conosciuta per averla sperimentata e insegnata è probabilmente
Mohandas
Karamchand Gandhi,
vissuto in India tra la fine dell’ottocento e la prima metà del
secolo scorso. La sua idea di nonviolenza trae origine dalla
tradizione indù dell’ahimsa,
che non è un semplice divieto ma può essere intesa come agire
fondato sulla verità e sull’amore. Essa dunque implica sia
l’astensione dal commettere violenze su persone o animali, sia
l’impegno ad una vita attiva per migliorare e rendere più giusta
la propria società. Un progetto costruttivo dunque, anziché un
generico pacifismo passivo.
La
figura di Gandhi è senza dubbio il riferimento etico-filosofico più
importante e sta alla base del moderno pensiero nonviolento. Tuttavia
radici culturali si trovano in tutte le tradizioni religiose ed in
numerosi pensatori dei secoli precedenti. Dal cristianesimo al
buddismo, dall’animismo all’islam, in ogni fede è possibile
rintracciare elementi che si richiamano alla sacralità della vita,
all’amore per gli altri e al rifiuto della vendetta. Ugualmente
rilevanti i contributi portati alla nonviolenza da filoni culturali
come l’illuminismo, il socialismo, il pensiero liberale o quello
anarchico, attraverso intellettuali differenti tra cui Henri de
Saint-Simon, Lev Tolstoj, Henry Thoreau e altri.
Il
Mahatma Gandhi
La
formazione di Gandhi parte dai valori antichi dell’induismo, ma ad
essi unisce elementi del pensiero occidentale assunti durante gli
studi universitari compiuti a Londra. Per questo motivo la studiosa
americana Joan Bondurant definisce il suo pensiero “essenzialmente
sincretistico”. Il richiamo alla cultura tradizionale indiana gli
fa guadagnare un carisma tanto vasto da venir chiamato Mahatma,
la grande anima, e da ottenere un’amplissima partecipazione alle
azioni da lui promosse. Tuttavia egli riesce anche ad innovare la
mentalità comune del suo popolo, come dimostra la lotta a favore
degli harijan– gli intoccabili che vivevano ai margini della
società.
Gandhi
non è un pensatore puro piuttosto un attivistache
sperimenta sul campo le proprie intuizioni e poi le elabora in regole
generali. La sua autobiografia s’intitola infatti “La storia dei
miei esperimenti con la verità”. Nei primi tempi il suo impegno si
svolge in Sud Africa, dov’era andato a lavorare nel 1893, per
rivendicare i diritti della comunità indiana lì immigrata. Nel 1915
rientra in patria e si impegna contro il colonialismo inglese, ma
anche contro le ingiustizie sociali e le divisioni religiose interne
al suo paese.
Gandhi
è insieme un pensatore – profeta per alcuni – ed un politico che
interviene direttamente in innumerevoli questioni concrete, dalle
relazioni tra stati alla vita di un singolo villaggio o a singoli
rapporti interpersonali. In lui infatti si collegano la vita
quotidiana e le scelte complessive di una nazione, il vegetarianesimo
e
la battaglia per i diritti dell’uomo e dei popoli. Sceglie così di
vivere in una comunità autogestita – ashram
–
e di praticare la povertà materiale. Ciò nondimeno fa sentire la
sua voce in tutto il mondo, e risulta decisivo nell’ottenere
l’indipendenza per l’India.
Il
principio cardine di Gandhi è che per raggiungere obiettivi giusti
bisogna agire con giustizia e astenersi dalla violenza. “Il mezzo
può essere paragonato a un seme – scrive ad esempio – il fine a
un albero: tra il mezzo e il fine vi è appunto la stessa inviolabile
relazione che esiste tra il seme e l’albero”. La strategia di
lotta che si basa su questo principio è definita satyagraha,
ossia forte adesione alla verità. Nella sua applicazione pratica il
satyagraha
diventa
un insieme di tecniche per lottare senza violenza, tra cui la
protesta simbolica (appelli, manifestazioni, digiuno), la non
collaborazione (scioperi, boicottaggi) e la disobbedienza civile,
ossia la violazione consapevole e pubblicizzata di una legge.
L’altra
idea guida di Gandhi è il sarwodaya, un modello di società
nuova basato sulla nonviolenza, l’autosufficienza, l’autogestione
e il non accentramento. Il fulcro di questo sviluppo alternativo è
il villaggio, che deve produrre da sé tutto il necessario per
svincolarsi dalla dipendenza esterna e prevenire almeno parte dei
potenziali conflitti con altre società. La sua vita si regola col
consenso, e prevede la partecipazione di tutti all’esercizio del
potere. La proprietà è collettiva e i compiti sono distribuiti in
ugual misura, favorendo la rotazione nel lavoro e l’unione di
attività manuale e intellettuale. Da ciò viene il celebre simbolo
gandhiano dell’arcolaio, che serve ad ognuno per tessere i propri
vestiti.
Scheda
"Nonviolenza"
di Unimondo: www.unimondo.org/Guide/guerra-e-pace/nonviolenza
Comprensione
del testo
Segna
le seguenti affermazioni sono vere o false:
Scrivere
la parola nonviolenza senza spazi è grammaticalmente scorretto
|
V
|
F
|
Ahimsa,
significa agire con verità e con amore.
|
V
|
F
|
Gandhi vive anche in Sud Africa.
|
V
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F
|
Gandhi prevede che la società si divida in villaggi amministrati da una
oligarchia.
|
V
|
F
|
Il
simbolo gandhiano è la colomba di pace.
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V
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F
|
La
ricchezza materiale è un valore di primaria importanza.
|
V
|
F
|
Punti
0,5 per ogni risposta esatta. Totale punti ___/ 3
Domande
aperte (1 punto per ogni domanda)
Che
cosa si intende per vegetarianesimo?
Spiega
cosa intende il testo con le locuzioni: “protesta simbolica”;
“non collaborazione”; “disobbedienza civile”
punti
____/2
Completa
il testo
Inserisci
le seguenti parole nel testo: Gandhi
-terrorista- giovani- diritti - lotta
-
“civile”-
violenza - mediatica -
internazionale - Dalai-
pubblica- pacifisti- bandiera
Attenzione
non tutte le parole vanno inserite!
Nonviolenza
vuol dire – come abbiamo visto - tante cose e si applica a molti
piani della vita umana. In campo_________________ l’azione
nonviolenta continua ad essere una strategia di___________ per
rivendicare i propri___________ senza l’uso delle armi, come per la
resistenza tibetana guidata dal____________ Lama. D’altra parte è
anche uno strumento con cui volontari disarmati provano ad
intervenire dall’esterno nelle guerre moderne, dove il carattere
________________ e identitario rende impotente il solo peacekeeping
militare. Due sono le sfide su questo piano: ottenere il sostegno
dell’opinione ____________ internazionale, nonostante l’attenzione
___________catturata più spesso dal sangue e dalla ___________;
affrontare l’estremismo _____________, che aggredisce
deliberatamente anche ____________ disarmati e cooperanti come
accaduto in Iraq e Afghanistan.
Punti
0,5 per ogni inserimento corretto Totale punti___/5
Produzione
Spiega
e commenta la seguente affermazione: “Oggi la scelta non
è più tra violenza e nonviolenza. è
tra nonviolenza e non esistenza”. (Martin Luther King)
punti
______/10
Totale
punti della prova di simulazione _____________/20
Voto
in decimi_____________
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