sabato 6 maggio 2017

Gandhi e la nonviolenza. Scheda didattica


SIMULAZIONE D'ESAME DI ITALIANO per le classi terze iefp

NONVIOLENZA
Cominciamo dai termini: nonviolenza è una parola da scrivere unita, perché ha un significato più ampio del solo no alla violenza. La persona più conosciuta per averla sperimentata e insegnata è probabilmente Mohandas Karamchand Gandhi, vissuto in India tra la fine dell’ottocento e la prima metà del secolo scorso. La sua idea di nonviolenza trae origine dalla tradizione indù dell’ahimsa, che non è un semplice divieto ma può essere intesa come agire fondato sulla verità e sull’amore. Essa dunque implica sia l’astensione dal commettere violenze su persone o animali, sia l’impegno ad una vita attiva per migliorare e rendere più giusta la propria società. Un progetto costruttivo dunque, anziché un generico pacifismo passivo.
La figura di Gandhi è senza dubbio il riferimento etico-filosofico più importante e sta alla base del moderno pensiero nonviolento. Tuttavia radici culturali si trovano in tutte le tradizioni religiose ed in numerosi pensatori dei secoli precedenti. Dal cristianesimo al buddismo, dall’animismo all’islam, in ogni fede è possibile rintracciare elementi che si richiamano alla sacralità della vita, all’amore per gli altri e al rifiuto della vendetta. Ugualmente rilevanti i contributi portati alla nonviolenza da filoni culturali come l’illuminismo, il socialismo, il pensiero liberale o quello anarchico, attraverso intellettuali differenti tra cui Henri de Saint-Simon, Lev Tolstoj, Henry Thoreau e altri.


Il Mahatma Gandhi
La formazione di Gandhi parte dai valori antichi dell’induismo, ma ad essi unisce elementi del pensiero occidentale assunti durante gli studi universitari compiuti a Londra. Per questo motivo la studiosa americana Joan Bondurant definisce il suo pensiero “essenzialmente sincretistico”. Il richiamo alla cultura tradizionale indiana gli fa guadagnare un carisma tanto vasto da venir chiamato Mahatma, la grande anima, e da ottenere un’amplissima partecipazione alle azioni da lui promosse. Tuttavia egli riesce anche ad innovare la mentalità comune del suo popolo, come dimostra la lotta a favore degli harijan– gli intoccabili che vivevano ai margini della società.
Gandhi non è un pensatore puro piuttosto un attivistache sperimenta sul campo le proprie intuizioni e poi le elabora in regole generali. La sua autobiografia s’intitola infatti “La storia dei miei esperimenti con la verità”. Nei primi tempi il suo impegno si svolge in Sud Africa, dov’era andato a lavorare nel 1893, per rivendicare i diritti della comunità indiana lì immigrata. Nel 1915 rientra in patria e si impegna contro il colonialismo inglese, ma anche contro le ingiustizie sociali e le divisioni religiose interne al suo paese.
Gandhi è insieme un pensatore – profeta per alcuni – ed un politico che interviene direttamente in innumerevoli questioni concrete, dalle relazioni tra stati alla vita di un singolo villaggio o a singoli rapporti interpersonali. In lui infatti si collegano la vita quotidiana e le scelte complessive di una nazione, il vegetarianesimo e la battaglia per i diritti dell’uomo e dei popoli. Sceglie così di vivere in una comunità autogestita – ashram – e di praticare la povertà materiale. Ciò nondimeno fa sentire la sua voce in tutto il mondo, e risulta decisivo nell’ottenere l’indipendenza per l’India.
Il principio cardine di Gandhi è che per raggiungere obiettivi giusti bisogna agire con giustizia e astenersi dalla violenza. “Il mezzo può essere paragonato a un seme – scrive ad esempio – il fine a un albero: tra il mezzo e il fine vi è appunto la stessa inviolabile relazione che esiste tra il seme e l’albero”. La strategia di lotta che si basa su questo principio è definita satyagraha, ossia forte adesione alla verità. Nella sua applicazione pratica il satyagraha diventa un insieme di tecniche per lottare senza violenza, tra cui la protesta simbolica (appelli, manifestazioni, digiuno), la non collaborazione (scioperi, boicottaggi) e la disobbedienza civile, ossia la violazione consapevole e pubblicizzata di una legge.
L’altra idea guida di Gandhi è il sarwodaya, un modello di società nuova basato sulla nonviolenza, l’autosufficienza, l’autogestione e il non accentramento. Il fulcro di questo sviluppo alternativo è il villaggio, che deve produrre da sé tutto il necessario per svincolarsi dalla dipendenza esterna e prevenire almeno parte dei potenziali conflitti con altre società. La sua vita si regola col consenso, e prevede la partecipazione di tutti all’esercizio del potere. La proprietà è collettiva e i compiti sono distribuiti in ugual misura, favorendo la rotazione nel lavoro e l’unione di attività manuale e intellettuale. Da ciò viene il celebre simbolo gandhiano dell’arcolaio, che serve ad ognuno per tessere i propri vestiti.


Comprensione del testo
Segna le seguenti affermazioni sono vere o false:
Scrivere la parola nonviolenza senza spazi è grammaticalmente scorretto
V
F
Ahimsa, significa agire con verità e con amore.
V
F
Gandhi vive anche in Sud Africa.
V
F
Gandhi prevede che la società si divida in villaggi amministrati da una oligarchia.
V
F
Il simbolo gandhiano è la colomba di pace.
V
F
La ricchezza materiale è un valore di primaria importanza.
V
F

Punti 0,5 per ogni risposta esatta. Totale punti ___/ 3

Domande aperte (1 punto per ogni domanda)
Che cosa si intende per vegetarianesimo?
Spiega cosa intende il testo con le locuzioni: “protesta simbolica”; “non collaborazione”; “disobbedienza civile”
punti ____/2
Completa il testo
Inserisci le seguenti parole nel testo: Gandhi -terrorista- giovani- diritti - lotta - “civile”- violenza - mediatica - internazionale - Dalai- pubblica- pacifisti- bandiera
Attenzione non tutte le parole vanno inserite!
Nonviolenza vuol dire – come abbiamo visto - tante cose e si applica a molti piani della vita umana. In campo_________________ l’azione nonviolenta continua ad essere una strategia di___________ per rivendicare i propri___________ senza l’uso delle armi, come per la resistenza tibetana guidata dal____________ Lama. D’altra parte è anche uno strumento con cui volontari disarmati provano ad intervenire dall’esterno nelle guerre moderne, dove il carattere ________________ e identitario rende impotente il solo peacekeeping militare. Due sono le sfide su questo piano: ottenere il sostegno dell’opinione ____________ internazionale, nonostante l’attenzione ___________catturata più spesso dal sangue e dalla ___________; affrontare l’estremismo _____________, che aggredisce deliberatamente anche ____________ disarmati e cooperanti come accaduto in Iraq e Afghanistan.
Punti 0,5 per ogni inserimento corretto Totale punti___/5

Produzione
Spiega e commenta la seguente affermazione: “Oggi la scelta non è più tra violenza e nonviolenza. è tra nonviolenza e non esistenza”. (Martin Luther King)




punti ______/10
Totale punti della prova di simulazione _____________/20
Voto in decimi_____________



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